A Roma si aggrega

Come i collettivi stanno conquistando la capitale e non solo

di Matteo Benati

I collettivi in Italia arrivarono da oltreoceano come una sorta di effetto collaterale della cultura hip-hop nata negli Stati Uniti. Il pacchetto comprendeva moltissime cose: dai vestiti larghi al rap, dai graffiti alla break dance, ma se c’è uno di questi elementi che si può dire abbia fatto davvero breccia nel nostro paese questo è proprio il concetto di collettivo. Sono ormai più di trent’anni che questa forma di aggregazione si è affermata in Italia e a Roma, un tempo sufficiente per provare a creare una storia di quello che hanno significato, significano e significheranno non solo per l’hip-hop o la musica in generale, ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale e sociale.

«Sono ormai più di trent’anni che questa forma di aggregazione si è affermata in Italia e a Roma»

È impossibile ricostruire e mappare qualcosa senza fonti, e non c’è fonte migliore per questa storia che i suoi protagonisti. Scomodo li ha riuniti per intavolare una discussione e un confronto riguardo questi temi. Il primo degli ospiti a cui abbiamo pensato è stato DJ Baro, membro storico del gruppo Colle Der Fomento e fondatore del famigerato collettivo romano RomeZoo, attivo tra la fine degli anni ‘90 e gli anni 2000. Dj Dibba e Rubber Soul sono invece due dei fondatori di uno dei collettivi più in vista nella scena underground attuale, Do Your Thang, che riunisce rapper, produttori, Dj, grafici e molto altro sotto il suo stendardo. Nene e Silo sono venuti come rappresentanti della loro realtà, Astarbene, che raduna più di 30 persone che, oltre ad avere una delle radio più fresche e interessanti del panorama romano, riunisce artisti, organizzatori e entusiasti del mondo della musica capitolina. Marco G. & Mr. Kite sono i fondatori dell’ormai conosciutissimo collettivo TouchTheWood, dalla portata non più solo locale ma nazionale e internazionale. La prima domanda che sorge spontanea davanti a questo tipo di realtà, così variegate eppure così legate l’un l’altra è: perché ha funzionato? La struttura dei collettivi è peculiare: a differenza dei gruppi musicali i membri possono essere artisti di qualsiasi tipo, o anche non artisti, come è successo con Astarbene, ma persone interessate e interessanti per il mondo della musica che siano capaci di convogliare le loro energie verso un progetto comune.

«La struttura dei collettivi è peculiare: a differenza dei gruppi musicali i membri possono essere artisti di qualsiasi tipo, o anche non artisti»

Questa modalità di aggregazione è particolarmente vantaggiosa e necessaria in contesti in cui le istituzioni e il capitale sono disinteressati ad aiutare: dove normalmente il denaro è il modo in cui si ripaga del lavoro svolto, in questi contesti viene sostituito da altro lavoro e attenzione, una specie di baratto del tempo che non solo permette ad artisti talentuosi ma non facoltosi di far crescere il proprio progetto ma a un'intera scena di esistere anche in assenza di capacità economiche, solo in virtù della volontà dei suoi membri di collaborare. Questo tipo di processo si ripete anche a scale più grandi: collettivi collaborano con altri collettivi, spazi supportano progetti artistici e progetti artistici supportano spazi, spesso in modo più efficace - e sicuramente più efficiente- di quello che sarebbe stato fatto con investimenti puramente economici.

«Questo tipo di processo si ripete anche a scale più grandi: collettivi collaborano con altri collettivi, spazi supportano progetti artistici e progetti artistici supportano spazi»

Fare rete non è più un'opzione ma una necessità, che si manifesta in modo diverso a seconda dei soggetti: Astarbene crea rete in quanto radio e organizzatori di eventi con realtà come Touch the Wood, che a sua volta per organizzare serate collabora con radio, spazi e artisti. Lo stesso si può dire di Do Your Thang, sia al livello di collaborazioni con altri musicisti sia con spazi o addirittura altre forme d’arte. In questo grande calderone RomeZoo è stata la scintilla che ha acceso il fuoco, dimostrando le potenzialità incredibili di questa forma di aggregazione creativa. La particolare morfologia di Roma, che ricorda una moltitudine di città molto vicine tra loro piuttosto che un'unica metropoli, pone ostacoli difficili da superare per un artista ma getta anche le basi per una diversità creativa e culturale che, quando riesce a incontrarsi e a mischiarsi, genera risultati inaspettatamente potenti e influenti. Lo stesso hinterland - 1,5 milioni di persone che vivono nella corona circostante la capitale - contiene moltissime realtà diverse e quindi causa l’insorgenza di una ricchezza di linguaggi, generi e stili difficilmente replicabile altrove. In questo contesto i collettivi permettono di creare proprio quel senso identitario locale pertinente al quartiere o alla zona di appartenenza, dandogli una voce e un nome sulla grande cartina della città metropolitana di Roma. La dimensione della promozione dell’arte creata nei collettivi, proprio in virtù della sua dimensione tipicamente locale, è solitamente molto diversa da quella messa in atto da artisti di diverso tipo.

«La dimensione della promozione dell’arte creata nei collettivi, proprio in virtù della sua dimensione tipicamente locale, è solitamente molto diversa da quella messa in atto da artisti di diverso tipo.»

Un collettivo infatti si appoggia su una rete di persone molto fitta e collegata, in cui forme di promozione alternative, come le radio indipendenti o il passaggio di brani in serate dei Dj, la fanno da padrone. In questo senso spesso il ruolo di alcune figure del collettivo è ibrido: un Dj può essere contemporaneamente curatore creativo del progetto, promotore, pr e molto altro, sviluppando un ambiente spesso molto più multidisciplinare di quello in cui la musica si muove di solito, dove le varie professioni si muovono su binari più definiti e separati. Un ruolo fondamentale nel supporto dei collettivi è giocato dagli spazi. Siano questi di aggregazione, spazi culturali, sociali, a valenza politica - o anche tutti i precedenti insieme- la loro presenza sul territorio permette di solidificare concretizzare molte realtà e progetti satellite che altrimenti non disporrebbero di un hub dove incontrarsi, confrontarsi e conoscersi. Un’altra grande opportunità fornita dagli spazi ai collettivi è quella di promuoversi senza difficoltà a un pubblico affine a loro dal punto di vista demografico, culturale e geografico. Non solo, vista l’informalità e l’orizzontalità che spesso caratterizza questi luoghi, il limite tra pubblico e artista è spesso labile, permettendo a realtà includenti per definizione come i collettivi di allargare la propria rete a chi è interessato e a chi offre qualcosa al collettivo in questione. Per quanto i collettivi si siano affermati in italia abbastanza recentemente, la loro crescita in popolarità è stata una fonte di rinnovamento e di ripresa per la vita culturale del paese e di Roma in particolare, viste le sue peculiarità.

«Per quanto i collettivi si siano affermati in italia abbastanza recentemente, la loro crescita in popolarità è stata una fonte di rinnovamento e di ripresa per la vita culturale del paese e di Roma in particolare, viste le sue peculiarità.»

La necessità di fare rete, unita all’elasticità dei collettivi, ha costituito uno degli elementi fondamentali non solo del mondo underground ma anche di quello mainstream, che inevitabilmente cerca linfa creativa nei posti in cui è presente, posti in cui la mancanza di attenzione delle istituzioni non ha solamente causato effetti negativi ma ha anche generato terreno fertile per forme di aggregazione inedite. Tra queste forme il collettivo è quella che più di tutte è stata capace non solo di adattarsi al contesto attuale ma di usarlo per autoalimentarsi, diventando a tutti gli effetti un motore di creatività e cultura per Roma e per il resto d’Italia.

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