Editoriale

di Susanna Rugghia

A Roma esiste un mondo che fa musica, esiste una filiera che parte dalle più piccole sale di registrazione e dai piccoli centri culturali informali e arriva fino a esperienze di successo internazionale. Un terreno vivo e dinamico che costituisce un asset culturale strategico per la città di cui non si conoscono i bisogni, le opportunità, l’impatto sugli utilizzi dello spazio urbano, le aspettative di sviluppo. Musicisti, producer, formatori, tecnici, collettivi costituiscono un tessuto complesso e ricco di cui si sa poco.

«Musicisti, producer, formatori, tecnici, collettivi costituiscono un tessuto complesso e ricco di cui si sa poco»

Proprio la ricchezza e l’importanza di questa sezione della produzione artistica e culturale di Roma, di cui ci sentiamo partecipi per la nostra storia passata e presente, ha permesso a Scomodo di elaborare una domanda di ricerca.

Restituire una visione articolata e approfondita dell’assetto del mondo della musica della città di Roma, dedicando una particolare attenzione alle dinamiche di produzione musicale informale e dal basso, alle vecchie e nuove pratiche partecipative che la musica genera, all’impatto che quest’ultima ha sullo spazio pubblico sono alcuni degli intenti di questa indagine. Una specifica attenzione è rivolta dunque alle nuove generazioni, alla cultura informale, all’indotto economico e occupazionale, e al valore di coesione e di integrazione sociale di questo specifico ambito artistico-culturale a Roma. Scomodo nel corso della sua storia, si è più volte misurato con la costruzione di lavori di ricerca che hanno avuto per infrastruttura metodologica la prossimità ai territori e l’autorappresentazione delle persone: con un’attenzione particolare alle nuove generazioni e alla marginalità abbiamo realizzato la più grande indagine sulla ludopatia minorile nel Lazio, grazie alla co-progettazione di un team di giovani psicologi e di redattori. Ma crediamo anche che, quando al centro di una indagine o di un racconto ci sono gli abitanti di un territorio sia importante dare spazio alle sue energie immaginative che generano pratiche, saperi, cultura, welfare e comunità.

«Quando al centro di una indagine o di un racconto ci sono gli abitanti di un territorio sia importante dare spazio alle sue energie immaginative che generano pratiche, saperi, cultura, welfare e comunità»

Nel progetto Le speranze di Roma, in partnership con Treccani, una mappatura socioculturale della capitale, ci siamo misurati con l’idea di una ricerca partecipativa qualitativa che incontra gli strumenti della statistica tradizionale e i big data. Per la messa appunto e la sperimentazione di questi strumenti, che restano oggi parte dei nostri indirizzi, Presente, pubblicazione che dal 2017 ha coinvolto decine di esperti, università, stakeholder territoriali, associazioni, artisti, è stato e continua ad essere per noi un grandissimo laboratorio e occasione di sperimentare. Queste esperienze editoriali hanno rafforzato la convinzione che la divulgazione debba passare per un lavoro di ricerca profondo e capace di mettere insieme metodologie eterogenee, in linea con l’idea di un giornalismo e che valorizza l'approfondimento, il longform, il supporto cartaceo come veicolo di trasmissione privilegiato. L’indagine empatica presuppone il contatto con il territorio, eccede l’estrattivismo e l’accumulazione del dato, e puo’ rafforzare e costruire comunità e prossimità tra chi è coinvolto. Riteniamo che la creazione di nuovi network e la costruzione di un dialogo ampio e partecipato tra gli attori che animano il settore culturale musicale permetterà nel tempo di elaborare strumenti nuovi che possano orientare e indirizzare le politiche pubbliche e le iniziative associative e di privati sul tema. L’universo di esperienze che anima la produzione culturale della capitale è estremamente ricco e articolato, ma spesso sconosciuto agli attori istituzionali. I progetti artistici e creativi locali non solo riescono a costruire opportunità concrete per i territori, poiché estremamente radicate nei quartieri e negli spazi di affermazione collettiva, ma sono anche laboratori di innovazione e sperimentazione, dove il processo di produzione artistica si intreccia virtuosamente alle opportunità di integrazione sociale e di coesione comunitaria. L’espressione artistica crea pratiche virtuose che permettono di mettere in comune le risorse creative e materiali, di generare professionalità e saperi complessi, di alimentare la vita pubblica dei cittadini, come fruitori e come artisti.

«L’espressione artistica crea pratiche virtuose che permettono di mettere in comune le risorse creative e materiali, di generare professionalità e saperi complessi»

Il settore della produzione musicale è a Roma una filiera ampissima che ospita il lavoro di migliaia di professionisti del mondo dell’arte e della cultura, la sua valorizzazione costituisce dunque un passo fondamentale per la ricostruzione del welfare locale cittadino. Sottosuono si propone di mappare, in maniera partecipativa e mettendo al centro le protagoniste e i protagonisti di questo segmento della nostra città, le risorse culturali e sociali di Roma per conoscere i bisogni e le problematiche di chi fa musica, intercettandone prospettive di vita, necessità e speranze.

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