di Davide De Gennaro
Uno spettro si aggira per gli Stati Uniti del Sud: lo spettro della trap.
La trap, in modo simile all’ideologia teorizzata da Marx ed Engels, ha avuto una diffusione iniziale derivata da una corrente artistico-culturale più forte per poi prendersi uno spazio che nessuno immaginava potesse avere.
Da sempre terreno fertile per la musica statunitense, il luogo di nascita della sottocultura trap è Atlanta.
Nei projects della capitale della Georgia, a maggioranza afroamericana e dove lo spaccio di droga è un’attività centrale, inizia ad emergere un nuovo tipo di linguaggio.
Nel 2003, il rapper nativo di Atlanta T.I. esce con l’album Trap Musik.
Il termine trap deriva dal posto dove si nasconde la droga in una macchina, e le trap houses erano le case di spaccio dei quartieri poveri di Atlanta dove veniva venduto crack e altre droghe, e dove i consumatori si trovavano “trapped”, intrappolati al di fuori dei margini del sistema.
Il termine trap deriva dal posto dove si nasconde la droga in una macchina, e le trap houses erano le case di spaccio dei quartieri poveri di Atlanta dove veniva venduto crack e altre droghe, e dove i consumatori si trovavano “trapped”, intrappolati al di fuori dei margini del sistema.
La volontà di emanciparsi da questo mondo e arrivare a esaudire il proprio personale sogno americano è il motore immobile che spinge i vari artisti di questo underworld a scrivere di fama, macchine e successo. Sono fantasie dell’unico mondo diverso e migliore che abbiano conosciuto.
Lo stile musicale è caratterizzato dagli hi-hats in doppio o triplo tempo, dalla musica lenta, quasi ipnotica, e da uno stile chopped-and-screwed. Termine coniato da DJ Screw per definire una musica che si suppone che si stia ascoltando mentre sippin 'sizzurp, ovvero bevendo lo sciroppo per la tosse (codeina) che spesso mescolato con la soda diventa la purple drank.
Sull’onda di questo varco aperto da T.I., Gucci Mane che guida l’etichetta “1017 Brick Squad Records” inizia produrre e registrare dei mixtape “Trap-A-Holics” con artisti come Waka Flocka Flame.
Quest’ultimo, prodotto da Lex Luger, uno che il suo segno in questo genere l’ha lasciato, fa uscire il suo album più di successo, Flockaveli.
Il suo stile lirico è perfetto per le produzioni semplici ma corpose di Lex.
Questo modo di scrivere e produrre diventa centrale nelle successive creazioni artistiche nel Sud degli States.
È l’inizio degli anni ‘10, e Flocka e Luger continuano a guadagnare fama. Luger inizia a produrre per nomi più grandi, come Rick Ross, Kanye West e Jay-Z e il suo hi-hat sincopato inizia a prendere il sopravvento nell’hip-hop da radio. I DJ electro-house, mescolando il loro stile con quello “lugeriano”, creano remix dubstep dei suoi più grandi successi.
Se negli Stati Uniti il 2011-2014 può essere considerato il picco della trap, nello stesso periodo il genere si diffonde a macchia d’olio anche nei paesi ispaniofoni.
Se negli Stati Uniti il 2011-2014 può essere considerato il picco della trap, nello stesso periodo il genere si diffonde a macchia d’olio anche nei paesi ispaniofoni.
In Spagna arriva nel 2013 con i Kefta Boyz, che poi cambieranno nome in PXXR GVNG, con in testa Khaled e Yung Beef. Col passare degli anni altri, come Bad Gyal, Nathy Peluso o Rosalía, mescolano beat originati dalla trap a generi musicali diversi, con risultati entusiasmanti. Tutti questi musicisti cantano o rappano in un nuovo lessico misto, uno span-glese che crea registri linguistici sorprendenti.
Così la trap diventa mainstream, tanto che Kanye West addirittura citerà la drill, ovvero un sottogenere della trap originato dal ghetto di Chicago, come una delle sue ispirazioni dell’album Yeezus del 2013.
Sarà però la seconda generazione di trappers, come Lil Uzi Vert, Lil Yachty, 21 Savage e Lil Pump, fan numero uno di Trump, che consoliderà il genere nelle classifiche e nelle cuffie del pubblico generale.
A differenza dell'hip hop, il successo globale della musica trap sembra collegato a due fattori.
A differenza dell'hip hop, il successo globale della musica trap sembra collegato a due fattori.
In primo luogo, è legato all'accessibilità della tecnologia con cui si produce la musica e all’espansione dei social network: è uno dei primi stili musicali in cui chi non dispone delle risorse necessarie a produrre una demo in studio può fare musica dal suo computer, per poi pubblicare le tracce direttamente su Youtube o Soundcloud senza pagare nulla.
Il suo successo planetario sembra essere anche collegato al fatto che le persone a cui si rivolge non appartengono necessariamente allo stesso luogo d’origine, ma sono solo accomunate dall'appartenenza alle classi più disagiate.
Nonostante la trap abbracci il capitalismo con i suoi testi sul successo, la fama, il lusso, il denaro, in questo caso il pragmatismo neoliberista con il suo metodo fai-da-te è stato un modo di sfuggire al monopolio delle grandi case discografiche, un modo per dire “non accettiamo più le regole del gioco”.
È stato sicuramente un guadagno in termini di democrazia musicale, perché ha dato voce a persone che prima non potevano o non sapevano di potersela permettere, ma forse una perdita in termini di messaggio sociale e potere trasformativo che l'hip hop avrebbe potuto avere, in cambio della perpetuazione dell'individualismo, del consumismo e della ricerca dell’apparire, tutte caratteristiche tipiche dei testi della trap.
In Italia, la trap arriva al mainstream nel 2015, prima a Milano.
In Italia, la trap arriva al mainstream nel 2015, prima a Milano. L'importatore principale del nuovo genere è Sfera Ebbasta che, con i suoi primi due dischi, si posiziona sulla stessa linea dei precursori americani: storie di droga scambiata sotto i portici - iconiche le Panette del pezzo omonimo - e di una rivalsa sociale che significa semplicemente accesso allo stesso lusso di cui godono i «figli di p*****a, figli di papà» (Figli Di Papà). Nel 2016, con una reazione a catena, esplode quella che è stata definita la “nuova scuola”. Anche al di fuori della Lombardia si muove qualcosa: a Genova Izi, Tedua, Vaz Tè, Bresh portano in alto il nome della città; a Salerno Capo Plaza e Peppe Soks replicano il modello.
Roma non è da meno, ma produce dei fenomeni musicali del tutto peculiari, che prendono delle direzioni inaspettate rispetto all’ortodossia trap.
Roma non è da meno, ma produce dei fenomeni musicali del tutto peculiari, che prendono delle direzioni inaspettate rispetto all’ortodossia trap. Achille Lauro dopo Ragazzi Madre, che già dal titolo ricalca quella narrazione di riscatto, si sposta verso i suoni ballabili della samba trap inaugurata da Boss Doms. L’anti-rapper e il producer rompono i canoni machisti del genere anche nello stile, ricoprendosi di accessori da donna - occhiali, borsette, smalto, rossetti.
Anche Ketama126, nonostante i testi conscious e il costante riferimento alle sostanze, è un trapper atipico, innanzitutto il più rock della scena. Al liceo era membro di una cover band amatoriale, di cui si sentono i residui nelle basi autoprodotte di Rehab, piena prepotenti chitarre grunge. C’è poi il contesto della Lovegang che, solo per il farne parte, lo contamina indirettamente con l’indie-rap di Carl Brave e Franco126. Ma il distacco più grande è che la vita da traphouse cambia sede: dai palazzoni fatiscenti in periferia ci si sposta ai vicoli di Trastevere, invasi dai turisti e tappezzati di sampietrini.
Il centro di Roma, stavolta rione Monti, è anche il terreno da cui nasce il gruppo trap romano più discusso degli ultimi anni in Italia: la Dark Polo Gang.
Il centro di Roma, stavolta rione Monti, è anche il terreno da cui nasce il gruppo trap romano più discusso degli ultimi anni in Italia: la Dark Polo Gang. Un vero e proprio fenomeno culturale e di costume, più che musicale. Per provare a capirlo è utile notare innanzitutto come la DPG abbia mandato all’aria tutti i canoni del genere, imponendosi di fatto come uno spartiacque nella musica street-pop. Tony, Pyrex, Wayne e Side sono ragazzi del centro: parlano comunque di pezzi e grammi nei jeans, ma - come ammettono loro stessi - più come esperienze comuni che fanno da collante, senza nessuna pretesa di street credibility. Tagliati quindi i ponti con le storie di povertà e di everyday struggle per tirarsi fuori dalla strada, nei testi costruiscono senza filtri o elaborazioni un’estetica caricaturale, sboccata. Fendi, gucci, soldi e sesso. Vestirsi bene e essere freschi. Non sono avvelenati con la vita ma puntano al divertimento. Le rime - spesso non “chiuse”, il che gli attira l’hating da tutti gli appassionati di rap old school o della cultura hip hop in generale, che li vedono come l’anticristo - spesso sono incomprensibili, a volte ermetiche, più spesso diventano delle catchphrase virali su Instagram. Un’altro tratto unico del fenomeno DPG, è infatti il fatto che si siano alimentati di meme, diventando un serbatoio inesauribile per quella che al tempo era la sottocultura della memetica e adesso ha l’egemonia nelle generazioni più giovani.
I quattro hanno aperto il vaso di Pandora della scena underground benestante romana e, mentre in mezzo ai sanpietrini di Trastevere crescono i fiori della Lovegang, il sottosuolo musicale capitolino è in subbuglio: il taboo della credibilità di strada è stato annientato e non serve più essere imbruttiti come il Truceklan e/o bazzicare per i centri sociali come i Colle Der Fomento per fare rap.
I quattro hanno aperto il vaso di Pandora della scena underground benestante romana e, mentre in mezzo ai sanpietrini di Trastevere crescono i fiori della Lovegang, il sottosuolo musicale capitolino è in subbuglio: il taboo della credibilità di strada è stato annientato e non serve più essere imbruttiti come il Truceklan e/o bazzicare per i centri sociali come i Colle Der Fomento per fare rap.
I primi ad approfittare di questa nuova breccia nel mainstream aperta dal triplo 7 sulle Mura Aureliane sono i Tauro Boys, un trio di ragazzi di Campo de Fiori formatosi al liceo Virgilio. Inizialmente sono quattro, perché insieme a MXMLN, Prince e Yung Pava c’è anche un certo Tutti Fenomeni, che poi intraprenderà la carriera da solista virando verso il cantautorato. Il resto è storia. Nel 2017 fanno uscire un instant cult, il loro primo progetto “Tauro Tape 1” il cui cloud rap pariolino rappresenta perfettamente la noia edonistica della giovane alta borghesia romana.
Dai binari di Stazione Trastevere parte anche un altro treno chiamato Wing Klan, un collettivo guidato da Tommy Toxxic e Joe Scacchi. Scoperti sempre da Carl Brave, sono un glitch unico nella trap, caratterizzato da un’estetica tecnologica d’avanguardia che sembra uscita da un wormhole. In particolare Tommy Toxxic aka Goya ricorda uno sciamano ipnotico dal flow liquido che dipinge sulle basi di Nikeninja un mondo quasi lisergico col pennello di Giorgio de Chirico (non a caso citato in “Danza delle Streghe”).
Mentre sulle rive del Tevere si tende verso l’alto, includendo anche i Sxrrxwland che per qualche anno hanno portato l’Italia all’avanguardia dell’emo-trap, intorno agli Ex Magazzini inizia ad orbitare un movimento i cui testi scavavano nel peggio del disagio della meglio gioventù cresciuta a erba, manga e Call of Duty. Stiamo parlando della Fuckyourclique, collettivo romano di alternative trap che ha creato l’evento più fresco del nuovo underground di Roma, il Fuckyourparty, da cui sono partiti artisti che allora erano dei completi sconosciuti: un esempio su tutti è Rosa Chemical, ma anche gli Psicologi ed i FSK.
Il segreto del loro successo è stato, come per la Dark Polo, la loro esilarante imprevedibilità (chi altro poteva fare un dissing alla sindaca Raggi per l’ordinanza sulla chiusura delle fontanelle?), unita al fatto di aver importato per primi in Italia una tendenza che da anni spopolava da anni negli Stati Uniti.
Il segreto del loro successo è stato, come per la Dark Polo, la loro esilarante imprevedibilità (chi altro poteva fare un dissing alla sindaca Raggi per l’ordinanza sulla chiusura delle fontanelle?), unita al fatto di aver importato per primi in Italia una tendenza che da anni spopolava da anni negli Stati Uniti. Emergono infatti pubblicando tanti pezzi su Soundcloud, piattaforma che consente più libertà artistica rispetto ai servizi di streaming mainstream, con copertine anime e contenuti perfetti per i trend di TikTok grazie alla propria comicità politicamente scorretta, che incontra i gusti dei nerd della Generazione Z.
Un ruolo centrale nella loro ascesa è stato sorprendentemente giocato dalla pagina di meme sul rap Chiamarsi MC. Gli admin della pagina fin da subito hanno abbracciato il loro progetto, e il sodalizio ha dato i suoi frutti, spostando il Fuckyourparty all’Atlantico e portando la clique a suonare al Rockinroma.
Il movimento romano ha più di tutti gli altri snaturato la trap americana, prima abbandonando l’aspetto della street credibility e dell’appartenenza sociale e poi decostruendo completamente i suoi canoni, sia contenutistici che formali. Quel che ne rimane è un figlio perfetto del postmodernismo, in cui le più svariate influenze socio-culturali hanno dato vita a un genere che, pieno di contraddizioni: ha stratificato dentro di sé globalismo e appartenenza territoriale, comunitarismo e individualismo estremo, ortodossia e innovazione.